La cuffia dei rotatori è quell’insieme di tendini che avvolge la testa dell’omero e permette quindi alla spalla di compiere movimenti di elevazione, rotazione interna e rotazione esterna.
Questi tendini sono: il sottoscapolare anteriormente, il sovraspinoso superiormente, il sottospinoso e il piccolo rotondo posteriormente.
Le possibili cause di lesione della cuffia dei rotatori sono di natura traumatica o degenerativa.
Quelle traumatiche sono perlopiù appannaggio di una popolazione giovane, il classico paziente sportivo o lavoratore manuale pesante che effettua un movimento di trazione, sollevando un peso, e si strappa i tendini della cuffia dei rotatori.
Le lesioni degenerative invece sono appannaggio di una popolazione non più giovane e l’eziopatogenesi è caratterizzata da una riduzione dello spazio subacromiale, cioè lo spazio esistente tra la testa dell’omero e l’acromion (la sporgenza della scapola): qui scorre il tendine del sovraspinoso. Una riduzione di questo spazio determina un impingement (conflitto subacromiale), quindi una sofferenza del tendine stesso. Anche un’alterazione posturale può determinare una lesione degenerativa di questo tendine, cioè della cuffia in generale.
Il trattamento di una lesione della cuffia dei rotatori deve tenere in considerazione dell’eziopatogenesi: in genere una piccola lesione, soprattutto degenerativa, può essere trattata con un ciclo di infiltrazioni, magari un corticosteroideo, associato ad una terapia fisica e fisiokinesiterapia adeguata, il tutto atto a sfiammare la situazione acuta e riequilibrare posturalmente il paziente riducendo il conflitto che può aver generato la lesione degenerativa.
Se ciò non basta, se il paziente è giovane, se la lesione è ampia o specialmente se è acuta, cioè traumatica, il trattamento è chirurgico e consiste nel riattaccare il tendine.
Ai giorni nostri l’intervento viene effettuato per via artroscopica (questa metodica che contempla l’utilizzo di semplici buchini – o portali – permette l’introduzione di una telecamera all’interno della spalla per vedere la lesione da più versanti, quindi studiarla e capirla meglio, e riattaccare il tendine prevenendo alcune complicanze molto importanti come la rigidità di spalla e il dolore post operatorio).
Dopo l’intervento il tendine deve essere tenuto a riposo, cioè il paziente deve indossare per almeno un mese un tutore con un cuscino, in modo da porre in abduzione la spalla.
Dipendentemente da come il tendine viene riattaccato, cioè il chirurgo operatore sente la tensione del tendine stesso, l’ortopedico può impostare una cauta mobilizzazione della spalla stessa anche da subito, ma l’importante è che sia sempre passiva entro il primo mese!
Superato questo periodo di tutore il paziente inizia una fisiokiesiterapia di mobilizzazione articolare su tutti i piani dello spazio, evitando ancora i pesi per ulteriori 30 giorni, tempo adeguato per completare l’osteointegrazione del tendine sulla testa omerale.